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venerdì 27 febbraio 2015

PENSIONATI, AMMALATI E IN CASA SENZ'ACQUA PER L'USO POTABILE

SCANZANO JONICO. FRANCESCO IANNELLO E FRANCESCA TRIPODI PRONTI ALLO SCIOPERO DELLA FAME SE LA SITUAZIONE NON SI SBLOCCHERA'

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15


SCANZANO JONICO – Possono vivere due pensionati, malati, senza acqua potabile in casa, nel 2015, al centro di un centro abitato? No. “Ma mio padre Francesco, di 83 anni, e mia madre Francesca Tripodi, di 80 – ha detto Domenico Iannello – vivono in questa condizione da più di tre anni. Tanto che hanno dovuto intraprendere un contenzioso legale con le Ferrovie dello Stato, proprietarie dell'ex casello di via Nenni 16, che va avanti da anni. Mercoledì scorso, in tribunale, a Matera, c'è stata una ennesima udienza dell'incidente di esecuzione chiesto per costringere l'ente ad ottemperare ad una sentenza della magistratura. Le Ferrovie hanno chiesto il preventivo dei lavori ad Acquedotto Lucano. Che lo elaborerà in una ventina di giorni. Prossima udienza il 15 aprile prossimo”. Qualcosa si nuove, dunque, in questa vertenza d'altri tempi che ha fatto il giro d'Italia su stampa e tv? “Qualcosa si muove – ha risposto il nostro interlocutore – ma occorrerà far presto. Le Ferrovie potevano chiedere il preventivo quando 18 mesi fa sono state condannate a ripristinare la condotta idrica potabile fatiscente. Quanto tempo passerà per progettazione, appalto, autorizzazioni, esecuzione, prima che i lavori si concludano?” Da qui l'idea di una protesta estrema: “Io ed i miei genitori metteremo in atto manifestazioni eclatanti, come lo sciopero della fame, se la situazione dovesse andare per le lunghe”. I coniugi Iannello vivono nel casello da 43 anni. Tre anni fa, Ferrovie dello Stato, per le bollette elevatissime, causa perdite della condotta, tagliò la fornitura dotando l'abitazione di un bombolone definito “provvisorio” ma che è diventato permanente. Così, i due pensionati, lui ex ferroviere, pagano l'acqua potabile ad 1,80 euro al metro cubo, più 72 euro a viaggio, 2 - 3 al mese, alla ditta di trasporto. “Non ce la facciamo più – hanno ribadito Francesco Iannello e Francesca Tripodi. Il bombolone è sempre lì. D'estate puzza. Per noi si tratta di un disagio notevole”.

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