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martedì 9 gennaio 2018

RAPONE. L'ANGELO DEL RECORD, IL BOMBER ANTONIO VALENTIN ANGELILLO, AVEVA SANGUE LUCANO NELLE VENE. IN UN CAMPIONATO A 18 SQUADRE DI SERIE A SEGNÒ 33 GOL IN 33 PARTITE

CALCIO D'ALTRI TEMPI. DA SX: ALTAFINI, ANGELILLO, SIVORI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 9.1.18
RAPONE - La morte di Antonio Valentin Angelillo, a 80 anni, a Siena. Il grande calciatore degli anni '50, nato in Argentina, a Buenos Aires il 5 settembre 1937, aveva sangue lucano nelle vene. Il nonno, infatti, era originario di Rapone. Per questo potè giocare, come oriundo, due partite con la nazionale italiana. Dopo l'esordio, con sconfitta, nell'amichevole contro l'Austria (1-2 a Napoli, il 10 dicembre 1960), egli giocherà un altro match, il 4 novembre 1961, a Torino, nella vittoria (6-0) contro Israele, partita nella quale realizzò, al 69', il suo primo e unico gol in azzurro. Angelillo, quindi, era parte di quella grande schiera di figli di nonni e genitori lucani trapianti nell'America del Sud all'epoca delle grandi migrazioni di massa. Migrazioni sofferte non solo da Rapone, che conta oggi circa 1000 abitanti, ma da quasi tutti i centri della Lucania. Il “nonno italiano”, però, permise a molti calciatori provenienti dall'Argentina di poter vestire la maglia azzurra. Come accadde, appunto, a Valentin, detentore del record di reti segnate in un campionato di serie A (a 18 squadre): una per ogni partita giocata. Nella stagione 1958-59, con la maglia dell'Inter, segnò 33 reti in 33 match. Il numero di gol in un torneo è stato superato da Gonzalo Higuain nel 2012-2013 con 35 ma siglati in 36 partite. Con Humberto Maschio e Omar Sivori, Angelillo faceva parte degli "angeli dalla faccia sporca", atleti che nel 1957 fecero grande la nazionale argentina vincendo la Copa America in Perù. Poi l'arrivo in Italia all’Inter con subito 16 reti all'attivo. Nella stagione 1958-59, il primato dei 33 gol. Nel sito dell'Internazionale, la società con cui ha concluso la sua attività calcistica da osservatore, la sua biografia è ricchissima. Con i nerazzurri restò 4 stagioni, disputando 127 partite e realizzando 77 gol. Ma nel 1961 il rapporto con il club di Angelo Moratti si deteriorò: Helenio Herrera accusò Angelillo di «dolce vita» e la società milanese lo cedette alla Roma. Forse, dicono gli storici del calcio, fu l'amore per Ilya Lopez, una ballerina che gli fece perdere la testa, a determinare il declino della sua carriera. Alla Roma, tuttavia, giocò 106 gare con 27 gol. Nelle esperienze successive (Milan e Lecco) mise insieme 36 presenze e 3 reti. Nell'ultimo anno (68-69) di serie A, al Genoa, siglò 5 gol in 22 presenze. Chiuso con il mondo del calcio, in cui ha esercitato anche l'attività di allenatore, è rimasto a vivere in Italia, ad Arezzo. Venerdì scorso, il decesso.
ANGELILLO CON LA MAGLIA DELL'INTER NELL'ANNO DEL RECORD

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