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domenica 15 aprile 2018

ROTONDELLA. IL GOVERNO GENTILONI IN CAMPO PER IL CASO ITREC. DIVIETO DI ACCESSO ALLA STAMPA NEL SITO DOPO I SEQUESTRI ALLA TRISAIA. CHE FINE FARANNO LE ACQUE DI FALDA CONTAMINATE?

PORTE CHIUSE AI GIORNALISTI ALL'ITREC

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 15.4.18

ROTONDELLA – Divieto di accesso alla stampa nell'Itrec dopo il sequestro delle vasche di accumulo, della condotta a mare e degli impianti ex Magnox. Intanto la procura ha ordinato di smaltire le acque contaminate da sostanze pericolose e cancerogene in discariche autorizzate. E Sogin spa sta affrontando la questione con i ministeri interessati. Governo Gentiloni in campo, dunque, per risolvere il “caso Itrec”. Ma andiamo con ordine. Abbiamo telefonato appena avuta la notizia, ore 12.40 di venerdì, sia alla direzione locale di Sogin, la spa del ministero del tesoro, sia all'ufficio stampa di Roma. Ma non abbiamo ottenuto risposta. Così, ci siamo recati, con noi l'operatore della Rai 3 Ottavio Chiaradia, alla guardiania chiedendo di parlare con Vincenzo Stigliano, direttore impianti. Ricevuto il contatto abbiamo spiegato di voler accedere per poter avere notizie sull'accaduto e suii problemi connessi. “Ci dispiace – è stata la risposta - ma dovete contattare l'ufficio stampa di Roma”. Ufficio che ha continuato a non risponderci. Abbiamo ripiegato sullo sbocco della condotta al mare raggiunta dopo circa due km di strade sterrate tra coltivazioni di ortaggi e frutteti. Così, siamo arrivati alla Cabina di manovra della condotta di scarico a pochi metri dallo Jonio. A circa 300 metri la boa gialla del terminale della condotta che entrava nel mare davanti a noi. Non abbiamo visto, però, cartelli di sequestro. Nei pressi, una centralina di rilevazione della radioattività. Poi, alle 14, abbiamo chiesto al sindaco di Rotondella, Vito Agresti, di farci entrare nell'Itrec ma gli è stato spiegato che lui poteva entrare non i giornalisti. Per avere notizie da Sogin su una indagine con 5 indagati per inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento e traffico illecito di rifiuti, abbiamo dovuto attendere il comunicato stampa della spa e l'interlocuzione con Emanuele Fontani, direttore della dismissione degli ex impianti atomici. Dall'ingegnere nucleare abbiamo appurato che la Procura ha ordinato di smaltire le acque contaminate da cromo esavalente e da tricloroetilene sino ad allora gettate nello Jonio in aziende specializzate esterne e che della vicenda Sogin sta discutendo con i ministeri interessati un “caso” da risolvere in fretta. Le acque di falda sottostanti al sito vanno rimosse per evitare che interferiscano con le strutture dell’impianto nucleare.

IL SERBATOIO E LE TUBATURE EX MAGNOX SEQUESTRATE
CASO ITREC. MIRIADI DI REAZIONI

ROTONDELLA - “Esplosione” di reazioni dopo lo scoppio del “bubbone Itrec”. L'accusa della Procura distrettuale di Potenza, “Dall'impianto acqua contaminata da sostanze pericolose e cancerogene sversata nel mar Ionio”, ha colpito. Difficile dar conto di tutti gli interventi. Per l'ex parlamentare Cosimo Latronico (NcI) “il presidente della Regione, Marcello Pittella, deve convocare le autorità preposte al monitoraggio ed al controllo ambientale che sarebbero clamorosamente smentite dall'autorità giudiziaria”. Ed il consigliere regionale Paolo Castelluccio (Nci): “Non è più sufficiente ribadire la contrarietà all’individuazione in regione del Deposito nazionale delle scorie nucleari e rivendicare lo smantellamento dell’Itrec se poi dobbiamo assistere al sequestro delle vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico”. Leonardo Giordano, consigliere comunale di Montalbano Jonico e Coordinatore provinciale del Mns, dal canto suo, ha dichiarato: “Il fatto appare più grave di quelli degli anni passati. Sembra che le condizioni di sicurezza all’Enea “crescano” e “migliorino” in senso inversamente proporzionale all’avanzare del tempo”. Per il M5s di Policoro, inoltre, “tanto tuonò che piovve. Finalmente anche la Procura certifica che le più elementari misure di protezione per la popolazione e il territorio non sono state prese. La punta dell’iceberg”. Per Pino Giordano, segretario ptovinciale Ugl di Matera, “è vergognoso. Il protagonista principale sarà il popolo se non si avrà certezza e chiarezza su quanto si sta consumando all'Itrec”. Ed “estrema preoccupazione sulla vicenda” hanno espresso il sen. Giuseppe Moles e l’on. Michele Casino, a nome di Forza Italia, confidando “nel lavoro attento della magistratura affinché si faccia chiarezza”. Gianni Perrino, consigliere regionale del M5s, infine, ha chiesto “di audire al più presto in terza commissione le delegazioni di Enea-Sogin e Arpab per conoscere in maniera più approfondita quanto accaduto”.



L'ASS. REGIONALE PIETRANTUONO. “DUBBI SULLE POSIZIONI DI SOGIN E PER QUESTO LA RICHIESTA A ISPRA”

ROTONDELLA - “Prendiamo atto e rispettiamo quanto disposto dall’autorità giudiziaria. Nella consapevolezza della complessità legata all’impianto, e pur non essendo i procedimenti in capo alla Regione, abbiamo svolto ogni azione utile per garantire la tutela della salute, dell’ambiente e delle attività economiche dell’area, sollecitando più volte soluzioni ad Enea e Sogin per la bonifica del sito”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’ambiente, Francesco Pietrantuono (Psi), in merito ai sequestri disposti all’Itrec. “Non da ultimo – ha aggiunto l'esponente della Giunta Pittella - nella conferenza di servizi di martedì scorso abbiamo espresso dubbi sulle posizioni di Sogin, per cui abbiamo richiesto parere ad Ispra. Al fine di far luce sulla vicenda confidiamo nel lavoro della magistratura. Noi continueremo a lavorare a tutela e garanzia dei cittadini e del territorio lucano”.


DI BELLO E CANCELLIERI (LIBERIAMO LA BASILICATA – EHPA): “SI VERIFICHI L'AUTORIZZAZIONE DI PITTELLA AL PRELIEVO DELLE ACQUE”

ROTONDELLA - “Invitiamo l’Autorità Giudiziaria a verificare se l’autorizzazione al direttore del centro Enea Itrec al prelievo di acque (550mila litri al giorno a fini di giardinaggio ed antincendio dal demanio del Comune) firmata dal presidente Marcello Pittella, nel 2015, possa aver contribuito ad accrescere le dimensioni di questo disastro annunciato e se il Dipartimento ambiente della Regione, gli Uffici ambiente della Provincia di Matera, le Asl e la stessa Arpab abbiano fatto quanto era nelle proprie possibilità per evitare l'accaduto”. Lo hanno detto Giuseppe Di Bello e Giuseppe Cancellieri, di Liberiamo la Basilicata-Ehpa, dopo l'intervento della magistratura alla Trisaia. Aggiungendo: “Non è possibile continuare a perseguire un evento senza rendersi conto del fatto che esso è stato realizzato da persone che avevano la responsabilità del rispetto delle leggi e delle procedure”.

ULDERICO PESCE
ULDERICO PESCE SULLA CONDOTTA SEQUESTRATA: “FUI SENTITO DA WOODCOK MA DA ALLORA SOLO MINACCE. SPERO ORA SI ARRIVI ALLA CHIUSURA DEFINITIVA”

ROTONDELLA - “Denunciai la condotta di scarico al mare di liquido, dicono “a bassa radioattività”, già nel 2004 nel mio spettacolo “Storie di scorie” e fui sentito dal pm Henry John Woodcok ma nulla accadde. Spero ora si arrivi alla chiusura definitiva”. Lo ha dichiarato l'attore Ulderico Pesce ricordando la sua battaglia contro la struttura sequestrata venerdì dalla Procura di Potenza. “Una condotta – ha continuato l'autore e protagonista di spettacoli teatrali - che parte dal deposito della Trisaia e scarica, a poche centinaia di metri da un lido turistico, 25 mc l’ora di liquido radioattivo. A scaricare è l’Enea Sogin e a misurare la radioattività è l’Enea Sogin. Dal 2004 ho raccolto firme per “tappare per sempre la condotta” su www.uldericopesce.com, petizione attiva. Montai un video, visibile su youtube, link https://youtu.be/mFlRa3xgqVY. Fui sentito da Woodcok l’8 aprile del 2009. Visionammo il video. Mi rivolse domande. Ma nulla accadde. O meglio, mesi dopo mi fu danneggiata la macchina due volte e ricevetti intimidazioni telefoniche. Poi fui messo sotto protezione dei Carabinieri per un anno”. Dalle battaglie del passato a quelle del futuro. “Il sequestro – ha sostenuto Pesce - spero porti alla chiusura. La condotta fu già sequestrata dal giudice Nicola Maria Pace nel 1994. Lo stesso giudice si ritrovò dalla Procura di Matera a quella di Trieste. La nostra terra deve fare passi avanti nella conquista della sicurezza. Meritiamo di riconquistare la dignità perduta”.

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